Metodologia di test e tempi di boot

Teoricamente i drive SSD SLC dovrebbero garantire performance superiori agli SSD MLC in tutti gli ambiti, ma questa regola può avere eccezioni perché come sappiamo le prestazioni di un drive allo stato solido non dipendono unicamente dalla qualità delle memorie NAND impiegate ma dal concorso di diversi fattori, non ultimo il controller integrato.

Pertanto abbiamo deciso di verificare questo assioma, conducendo una serie di benchmark empirici (misurazione dei tempi di boot), sintetici (Indice di Windows Vista, PcMark Vantage, HDTune, CrystalMark) e applicativi (Sysmark e MobileMark).

I test hanno riguardato non solo le performance dei dischi intese in senso stretto, ma hanno coinvolto anche il modo in cui influiscono sulle prestazioni complessive del sistema, allo scopo di rispondere ad una semplice domanda: quali sono i benefici che possiamo ricevere in concreto installando un drive SSD sul nostro notebook?

Quando si parla di avvio lento del sistema operativo, spesso si invocano i drive SSD come possibile soluzione. Anche se dai nostri test non emerge una riduzione dei tempi di boot tale da poter essere risolutiva, tuttavia è innegabile che i dischi allo stato solido riescono a garantire un avvio più rapido.

Vista suddivide il tempo di boot complessivo in due fasi: main path boot time e boot post boot time. La prima indica il tempo intercorrente fra l'accensione e la comparsa del desktop di Windows, la seconda calcola il tempo necessario per caricare i driver ed i processi in background.

Mentre nella seconda fase il divario fra drive SSD e HDD Hitachi è assai modesto, invece nella fase di caricamento del sistema operativo vera e propria i drive allo stato solido permettono di risparmiare circa 3 secondi sul disco TravelStar a 7200RPM. Non è sufficiente per un avvio istantaneo, ma è sicuramente un risultato notevole.

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