Nel codice del kernel Linux alla base di ChromeOS sarebbero state trovate alcune parti che rimanderebbero a un possibile supporto per Cougar Point e Panther Point, i chipset rispettivamente abbinati ai processori Intel Sandy Bridge e Ivy Bridge. Che stiano per arrivare dei ChromeBook ben più performanti rispetto al passato?
Sembra che l'interesse di Google per i propri Chromebook sia aumentato. Dopo il lancio di qualche anno fa e il lento quanto inesorabile naufragio delle prime proposte da parte di Samsung e Acer, relegate a nicchie di mercato dai numeri davvero esigui, a Mountain View devono essere tornati a pensare in grande nel tentativo di rilanciare questo segmento del loro complesso e articolato business. Già qualche settimana fa infatti vi avevamo annunciato che Chrome OS si sta finalmente evolvendo per offrire agli utenti un desktop e un window manager, qualcosa in più rispetto al semplice browser con qualche funzione principale che costituiva il sistema operativo mobile di Google fino all'anno scorso.
Ancora prima vi avevamo riportato voci secondo cui Samsung, partner storico di Google in quest'avventura, stava pensando di adottare processori Intel Celeron al posto degli Atom che equipaggiano i Chromebook attuali, nel tentativo di aumentarne le prestazioni. Ora però sembrerebbe che si stia pensando più in grande. Dopo le tracce di processori ARM, i colleghi di Cnet avrebbero individuato all'interno del codice del kernel Linux che sta alla base di ChromeOS un elemento significativo delle intenzioni per il prossimo futuro.
In particolare l'indizio riguarda Coreboot, un processo di sistema di basso livello, che si interfaccia direttamente con l'hardware per consentirne il corretto funzionamento. Ebbene, nel codice di Coreboot avrebbero fatto la loro comparsa i nomi Cougar Point e Panther Point, i PCH (Platform Controller Hub) abbinati ai processori Intel Sandy Bridge e Ivy Bridge. Inoltre in Coreboot sarebbe stato inserito anche il supporto alla tecnologia Intel Turbo Boost che, come sappiamo, permette ai processori di Santa Clara di aumentare la propria frequenza operativa quando lo richiede il carico di lavoro.
Se così fosse Google e i suoi partner industriali potrebbero star valutando di produrre presto nuove versioni di Chromebook equipaggiate sia con processori Intel Sandy Bridge che con i futuri Ivy Bridge, in modo da offrire un significativo boost di performance rispetto agli odierni Atom in tutti gli ambiti, sia per le capacità di calcolo della CPU che della GPU. La ricaduta negativa potrebbe invece riguardare l'autonomia dei Chormebook, che potrebbe diminuire sensibilmente viste le differenti richieste energetiche di un Sandy Bridge rispetto a un Atom anche se, scegliendo con attenzione alcuni modelli Low Voltage, batterie adeguate e implementando una nuova gestione dei profili energetici si potrebbero ottenere risultati comunque più che accettabili.
Con questa scelta però sembrerebbe che i Chromebook si stiano spostando di livello, passando dai netbook agli ultrabook, se non come dimensioni almeno come equipaggiamento hardware: un salto di segmento che porterebbe con sé, oltre ai vantaggi prestazionali, anche un aumento del costo finale. Bisognerà quindi vedere se il pubblico vorrà spendere di più per un portatile sicuramente più potente, ma pur sempre limitato da un OS molto elementare, seppur dotato d desktop e window manager.