A poco meno di un anno dal debutto delle soluzioni Llano, AMD introduce ufficialmente le APU Trinity che le sostituiranno. La nuova famiglia A è inizialmente destinata soprattutto ai notebook mainstream e high-end e con essa l'azienda di Sunnyvale promette nuovi livelli prestazionali, sia per quanto riguarda la componente CPU che GPU.


Come ben sappiamo, AMD sta sviluppando da anni un progetto assai innovativo, che probabilmente non ha eguali in campo x86. Dall'ormai lontano 2007 infatti l'azienda di Sunnyvale ha dato il via allo sviluppo di un modello prima noto come Fusion poi, nel 2011, come FSA (Fusion System Architecture) e infine, dall'inizio di quest'anno, ribattezzato HSA (Heterogeneous System Architecture).

Al di là dei nomi si tratta comunque del progetto che ha dato vita alle cosiddette APU (Accelerated Processing Unit), chip che unificano i core logici e quelli grafici in un unico design. Tutte le aziende più importanti sia in ambito x86 che RISC si stanno spostando verso una sempre maggior integrazione dei diversi elementi come CPU, GPU e NorthBridge in un unico die, ma la differenza tra un semplice System on a Chip e una APU è sostanziale, in quanto nel primo gli elementi architetturali restano comunque separati, mentre AMD col suo lavoro si sta spostando verso tutt'altri orizzonti.

L'obiettivo qui infatti non è semplicemente quello di abbattere i consumi e i costi integrando quanto più possibile i diversi componenti grazie all'adozione di processi produttivi sempre più raffinati, ma è piuttosto quello di andare nella direzione delle cosiddette architetture eterogenee, soluzioni che, fondendo in un'architettura nuova e differente gli elementi più importanti di un processore grafico e di uno logico, sono in grado di svolgere contemporaneamente task anche molto diversi per natura, ottenendo così consumi contenuti e un ottimo bilanciamento prestazionale in diversi ambiti. Altrove abbiamo approfondito questi concetti, alle cui pagine vi rimandiamo, qui invece, senza dilungarci troppo, ci limiteremo a ricordare che i processori classici, sia le CPU multicore che le GPU, sono molto specializzati e possono quindi svolgere un solo tipo di attività. Un approccio che, negli scenari futuri, sarà sempre meno vantaggioso.

Lo sviluppo e la diffusione sempre maggiore di soluzioni mobile richiederà infatti un'elevatissima efficienza energetica, al fine di assicurare un'autonomia più ampia possibile e un sistema composto da diversi processori omogenei non può, per forza di cose, assicurare questi risultati, anche integrando sempre più le diverse architetture specializzate in un unico die. I processori eterogenei invece sono concepiti in modo da poter gestire contemporaneamente task molto diversi tra loro, grazie alla fusione in un'unica architettura di una serie di componenti con abilità di calcolo altamente specializzate.

I primi esempi di queste nuove soluzioni sono state le piattaforme Brazos, con le APU delle famiglie Zacate (serie E) e Ontario (Serie C) per quanto riguarda netbook e device entry level, e in seguito proprio Llano per i prodotti di fascia media e superiore. In particolare i processori AMD serie E hanno riscosso un buon successo, confermando la validità dello scenario che avevano contribuito a dischiudere ai consumatori.

L'azienda ha quindi capito che bisognava continuare a investire e andare avanti su questa strada, superando i limiti di entrambe queste soluzioni. Le APU Llano in particolare avevano prestazioni limitate, soprattutto per quanto riguarda la componente di calcolo, a causa del fatto che i core Husky, per quanto ottimizzati, riprendevano pur sempre la vecchia architettura delle CPU Athlon II e Phenom II che negli anni non si erano certo rivelate vincenti in termini di performance pure. Per Trinity però la situazione è completamente differente, in quanto si è partiti dai nuovi e performanti core Bulldozer, che hanno esordito lo scorso anno per PC desktop e che giungono qui alla seconda generazione, e dalla terza generazione di GPU Radeon, conosciuta col nome in codice Northern Islands e basata sull'architettura VLIW-4.

Di seguito quindi vi proponiamo un approfondimento in cui cercheremo di illustrarvi le principali innovazioni introdotte per queste APU e una breve analisi delle prime prestazioni rilevate, basandoci sul fondamentale contributo dei colleghi di Anandtech.


Per quanto riguarda il processo produttivo con cui GlobalFoundries realizza Trinity, nulla è cambiato rispetto al precedente Llano per cui ritroviamo la litografia a 32 nm. Tuttavia i core Piledriver e le GPU Northern Islands contengono più transistor, per cui AMD si è trovata davanti a una prima, grande sfida, ossia riuscire a integrare tutto ciò in un die che non fosse eccessivamente più grande rispetto al precedente. Sfida che può dirsi vinta, in quanto la superficie di Trinity è ora di 246 mm² contro i precedenti 228 mm²: un incremento del 7 % a fronte però di un aumento prestazionale ben più consistente, pari a circa il 50% in più sia per CPU che GPU, un traguardo non da poco, che fa ben sperare AMD, che conta di riuscire con Trinity a sostenere meglio il confronto con i nuovi processori Intel Ivy Bridge rispetto a quanto sia riuscita a fare Llano al confronto di Sandy Bridge.

Se infatti le prestazioni legate alla GPU integrata erano in entrambi i casi molto superiori a quelle ottenibili con le soluzioni concorrenti, altrettanto non si poteva dire per Llano quando invece si andavano a comparare le prestazioni legate alla sola CPU. Con Piledriver comunque AMD ha lavorato in maniera evolutiva rispetto al precedente Bulldozer, migliorandone tutte le caratteristiche ma senza rivoluzionarlo. Se guardiamo infatti il diagramma a blocchi, l'architettura fondamentale è rimasta immutata. Come in Bulldozer infatti troviamo ancora la stessa struttura, con due integer unit, ciascuna con la propria cache L1, il proprio scheduler e le proprie unità di esecuzione. Condivisa tra le due integer unit cìè poi un'unità di calcolo in virgola mobile. Ogni modulo così formato è visto dal sistema operativo come se fossero due core, ma ovviamente il risultato non è lo stesso che se si avessero due core tradizionali.

La situazione, così descritta, può però sembrare peggiore di quanto non sia in realtà. Si tratta infatti semplicemente di approcci differenti. Poiché è molto raro che si raggiungano picchi di utilizzo delle risorse hardware così elevati, AMD ha semplicemente preferito ottimizzare l'uso di risorse più limitate, mentre Intel ha sempre optato per soluzioni più "muscolari", aumentando a dismisura la quantità dei transistor e le strutture di calcolo. Inoltre AMD è in parte costretta a questa soluzione per restare fedele alle proprie scelte architetturali. Limitando le unità a virgola mobile della porzione x86 delle proprie APU infatti lascia più spazio alle strutture della GPU dedicate allo stesso scopo, che svolgono però in maniera decisamente più efficace, proprio per la loro natura intrinseca, dato l'alto parallelismo di queste architetture.

Seppure, come detto, lo schema fondamentale di Piledriver non sia cambiato rispetto a quello di Bulldozer, buona parte dell'intervento di perfezionamento dell'architettura effettuato dagli ingegneri di AMD ha riguardato la sua efficienza energetica. Il risultato è che Piledriver consuma in media il 10% in meno del suo predecessore, con picchi massimi del 20% sotto alcuni carichi di lavoro.

Altri miglioramenti sostanziali hanno riguardato il prefetching e l'algoritmo di branch prediction. Queste modifiche sono opportunamente supportate da una cache L2 più efficiente e da una cache L1 TLB (Translation Look-aside Buffer) di maggiori dimensioni. Al tempo stesso sono state ottimizzate le unità di scheduling sia per le unità di calcolo sugli interi che in virgola mobile e le SLF (Store-to-Load Forwarding), mentre la Icache, ossia la finestra che contiene le istruzioni, è ora più ampia. Infine sono state introdotte nuove istruzioni come le FMA3 o le F16C, necessarie per competere sullo stesso livello con l'ISA di Haswell.

All'interno di uno schema eterogeneo come quello adottato da AMD per le proprie APU, acquista importanza determinante il modo in cui le varie parti sono interconnesse fra loro. Con l'architettura HSA (Heterogeneous System Architecture), AMD si pone l'obiettivo di fondere in un unico design gli elementi di CPU, GPU e northbridge, stampandoli poi su un unico pezzo di silicio. Al momento siamo ancora lontani da questo traguardo tuttavia le diverse componenti possono già ora accedere a determinati spazi di memoria che contengono istruzioni condivisibili. Il Fusion Controller Link consente alla GPU di accedere allo spazio di memoria dedicato ai processi condivisi con la CPU e a quest'ultima di accedere al framebuffer della prima. FCL ha un'ampiezza di 128 bit in ciascuna direzione.

AMD Radeon Memory Bus invece consente alla GPU di accedere al northbridge e quindi alla memoria di sistema ed ha un'ampiezza di 256 bit per ciascuna direzione per ogni canale. Infine troviamo IOMMU v2 che permette l'accesso diretto da parte di un'eventuale GPU dedicata allo spazio di memoria virtuale dei core del processore. Con Llano infatti era necessario in questo caso prelevare i dati dall'hard disk, copiarli nella memoria di sistema, trasferirli nella porzione della memoria della CPU accessibile anche alla GPU e infine copiarli nel frame buffer di quest'ultima. Grazie invece a IOMMU v2 i dati, una volta giunti nella memoria della CPU, possono essere letti direttamente dalla GPU, saltando così diversi passaggi intermedi, con un conseguente aumento delle prestazioni che può essere facilmente intuito.

Il controller di memoria, dal canto suo, è di tipo dual channel a 64 bit per canale, con supporto alle DDR3 fino a 1866 MHz per quanto riguarda le APU per PC fissi e 1600 MHz per quelle destinate al segmento dei notebook. Inoltre anche le memorie a basso consumo LVDDR3 da 1.35 V o ULVDDR3 con voltaggio a 1.25 V sono ora compatibili. Il nuovo controller inoltre supporta fino a 32 GB di memoria per la versione destinata ai notebook e 64 GB per quella indirizzata ai PC desktop.


Un'altra novità significativa delle APU AMD Trinity è l'introduzione della terza generazione della tecnologia Turbo Core. Le differenze sostanziali di questa versione 3.0 sono due. La prima riguarda anzitutto la capacità di overcloccare dinamicamente anche la GPU e non più solo la CPU, come accadeva per Llano. Ora quindi il sistema è in grado di stabilire se il TDP è sotto la soglia stabilita, decidendo nel caso di aumentare così la frequenza di entrambe le componenti, anche oltre la soglia massima prefissata. Per riuscire a gestire dinamicamente l'overclock sia della CPU che della GPU Turbo Core 3.0 tiene in considerazione il TDP globale dell'intera APU. Così ad esempio se i core della CPU non stanno svolgendo in un determinato momento un lavoro tale da fargli raggiungere il proprio TDP massimo ma al contempo la GPU è sottoposta a un carico particolarmente pesante, ecco che Turbo Core 3.0 potrà decidere di sfruttare il rimanente TDP per innalzare il clock rate del processore grafico. Ovviamente la tecnologia funziona anche in una situazione inversa.

L'altra differenza riguarda proprio la modalità con cui la tecnologia funziona. Sappiamo infatti che la versione 2.0 di Turbo Core utilizzata dalle APU Llano si basava sul "peso" attribuito a specifici carichi di lavoro e sui relativi consumi energetici relativi, calcolati per ciascun core. In base a queste stime, che erano quindi statiche e stabilite a priori, si decideva dunque se e quando era possibile aumentare la frequenza di lavoro di ciascun core senza superare il TDP massimo stabilito.

La corrispondente tecnologia Turbo Boost di Intel invece si basa su una precisa rilevazione in tempo reale delle temperature raggiunte dalle diverse componenti presenti sul die. Turbo Core 3.0 adotta ora un metodo che si potrebbe definire misto: si basa ancora sulla stima della potenza assorbita in base ai carichi di lavoro, metodo che secondo AMD ha una percentuale di errore inferiore all'1 %, ma la stima stessa è effettuata da un sistema fisico di rilevazione. La potenza assorbita da un carico di lavoro non è più quindi prefissata da valutazioni aprioristiche ma è rilevata in tempo reale. Inoltre il sistema di rilevamento è anche in grado di svolgere dei calcoli per trasformare la potenza assorbita in un profilo dinamico di temperature, cosa che, secondo AMD, permette alla nuova tecnologia di reagire più rapidamente alle variazioni istantanee, in modo che il micro controller possa regolare il clock rate in maniera più precisa, veloce ed efficace.


Anche le tecnologie di risparmio energetico già presenti nelle APU Llano sono state riviste, sia per migliorarle sia per adattarle alla particolare architettura di Trinity, che abbiamo descritto prima. Rispetto alla soluzione precedente ritroviamo quindi il rail VDD condiviso, ma adesso ad esempio la possibilità di entrare in stato di risparmio energetico di tipo Core C6 non riguarda più i singoli core, bensì i singoli moduli, visto che come ricordiamo Trinity prevede più moduli composti ciascuno da due unità per i calcoli sugli interi, con una terza unità per quelli in virgola mobile e che ciascun modulo così composto è poi visto dal sistema operativo come due core. Ritroviamo anche il rail VDDNB, condiviso tra CPU, GPU, modulo UVD, controller della memoria e Northbridge, con la possibilità di gestire dinamicamente sia la tensione sia la frequenza di clock. La prima sarà impostata automaticamente a seconda dello stato nel quale si trovano tutti i componenti che condividono il canale, mentre la frequenza sarà regolata in base ai carichi di lavoro, sempre di tutti i componenti condivisi. Il motore UVD3 per il decoding hardware dei filmati compressi è invece sfruttato al fine di gestire la riproduzione video mantenendo il più possibile la componente CPU in idle. Per il core grafico ritroviamo lo stesso meccanismo già presente in Llano, che prevede lo spegnimento se l'intervallo di idle rilevato risulta superiore a quello massimo previsto.

Qualche novità infine è stata anche introdotta per quanto riguarda la gestione del display. Al fianco delle soluzioni già viste per Llano ce ne sono di nuove. Tra le prime rientra l'Adaptive Backlight Modulation che, tramite un'analisi dell'immagine riprodotta a schermo, riduce gradualmente l'intensità della retroilluminazione aumentando però la chiarezza dei singoli pixel, in modo tale da ridurre il consumo complessivo dello schermo mantenendo al contempo l'immagine percepita il più possibile vicina all'originale. Tra le seconde invece c'è la capacità di gestire il refresh di una schermata video statica utilizzando un singolo canale DRAM. Inoltre è stata incrementata la capacità di buffering on-chip della memoria destinata al display.

L'uso del power gating è stato esteso al controller di memoria ed ai controller PCI-E e Display PHY. Inoltre è stata incrementata l'efficienza dell'interfaccia dei regolatori di tensione SVI-2. Grazie a tutti questi ritocchi e alle nuove tecnologie aggiuntive, stando a quanto afferma AMD, la potenza media assorbita dal sistema passando dalla piattaforma Llano a quella Trinity in differenti scenari di utilizzo è significativamente diminuita, con un'ovvia ricaduta sull'autonomia dei notebook dotati della nuova APU.


Per il sottosistema grafico di Trinity, AMD ha adottato il design VLIW-4 (Very Long Instruction Word), con 4 stream processor. Fondamentalmente si tratta di una evoluzione delle GPU Cayman della famiglia Northern Islands, o se preferite di una semplificazione della componente grafica dei processori AMD Llano che utilizzava invece un design VLIW-5, comprendente una quinta unità dedicata alle "funzioni speciali" ma che s'è rivelata ampiamente superflua nella pratica.

Con il nuovo design VLIW-4 si può avere un massimo di 384 core ripartiti su 6 SIMD, ciascuno dei quali integra a sua volta 16 gruppi VLIW-4. Il gruppo di SIMD poi è affiancato da 24 texture unit e 8 ROP. A seconda del modello di GPU integrata avremo quindi un totale di 384, 256 o 192 shader unit, rispettivamente per AMD A10, A8 ed A6, un numero appunto inferiore a quello di cui erano dotate le GPU delle APU Llano (400, 320 o 240), ma senza alcuna perdita in termini di prestazioni perché la riduzione del numero dei core è frutto di una razionalizzazione dell'architettura.

Ovviamente le frequenze non sono le stesse delle GPU Cayman originarie, ma non sono state ridotte di molto: la frequenza massima raggiungibile è di 497MHz in modalità standard e di 686MHz in modalità turbo.

Ritroviamo invece il modulo di terza generazione per la gestione di flussi video in Alta Definizione UVD (Universal Video Decoder), già presente in Llano, che supporta anche i formati video Blu-Ray 3D (MVC) e MPEG-4/DivX, così da alleggerire quanto più possibile la componente CPU dall'elaborazione, ed è capace anche di gestire due flussi video HD contemporaneamente. Molto utile per velocizzare i task di video editing è l'unità di codifica hardware, che permetterà quindi di avere prestazioni più brillanti nell'encofing e nella transcodifica con i software che supportano questa feature.

Da ultimo segnaliamo il supporto alle API DirectX 11, agli shader model 5.0, a OpenCL 1.1 e DirectCompute 11 per quanto riguarda le funzionalità GPGPU, all'uscita video di tipo DisplayPort 1.2 con link fino a 5.4 GB/s, la presenza della tecnologia AMD Eyefinity con possibilità di supportare fino a un massimo di quattro display e infine la capacità di gestire indipendentemente l'uno dall'altro fino a quattro flussi audio fino a 7.1 canali ciascuno, tramite uscita HDMI oppure DisplayPort, con supporto ai formati audio PCM, AC-3, AAC, DTS, Dolby TrueHD e DTS Master.  


In attesa che arrivino sul mercato i primi prodotti dotati di APU AMD della serie A, gli unici test di cui disponiamo sono quelli divulgati da AMD stessa, che commenteremo per completezza di informazione, riservandoci poi di verificare sul campo le prestazioni reali e i rapporti con le performance della concorrenza. Per il primo test si è utilizzato WinZip 16.5, uno dei più diffusi programmi per la compressione dei file. Novità di questa versione 16.5 è l'ottimizzazione per avvantaggiarsi delle architetture multicore e soprattutto la capacità di sfruttare OpenCL in modo da accelerare la compressione dei file via hardware, utilizzando anche la GPU. In questo test AMD ha impiegato una APU A10-4600M, un quad core a 2.3 GHz e un Intel Core i5-2520M, un dual core con clock rate di 2.5 GHz. I risultati evidenziano in tutti i casi la superiorità della nuova soluzione AMD, che probabilmente, grazie allo sfruttamento di OpenCL da parte del programma, riesce a colmare la differenza di prestazioni delle due CPU, grazie all'intervento della GPU, su cui invece Intel non può contare, non supportando in Sandy Bridge funzioni di accelerazione hardware.  

Nel secondo test è stato invece impiegato il nuovo Adobe Photoshop CS6, l'ultima versione del noto software per il foto editing, anch'esso in grado di avvantaggiarsi delle funzioni offerte da OpenCL per le operazioni di applicazione di diversi filtri ed effetti complessi via hardware. Anche qui le capacità delle nuove APU Trinity sono messe in risalto e confermano quello che è decisamente l'aspetto forte del progetto Fusion, ovvero quello di essere riuscito a portare effettive capacità di content creation anche in quegli ambiti dove fino a pochi anni fa era impensabile riuscire a realizzare un task impegnativo in tempi accettabili. Le APU AMD invece, prima con Brazos per la fascia bassa e poi con Llano prima e Trinity poi per quelle main stream e high end, hanno reso tutto ciò possibile. Grazie a Trinity dunque gli utenti interessati potranno ora essere in grado di svolgere lavori anche particolarmente impegnativi acquistando un notebook ultrasottile o main stream, anche senza scheda video dedicata, risparmiando così sul costo e non essendo costretti a dotarsi di pesanti desktop replacement per creare i propri contenuti.

La terza slide mostra quattro risultati differenti. Il primo test è basato sul tool HQV 2.0, un benchmark che riproduce diversi video e schemi testuali per saggiare le capacità di de-interlacing, decoding, noise reduction, correzione del movimento e miglioramento del dettaglio. La APU Trinity qui mostra un vantaggio prestazionale addirittura pari al 13 % rispetto alla controparte Intel. Benché sia da ricordare che i test sono stati fatti con un processore Sandy Bridge e non con un più performante e nuovo Ivy Bridge come pietra di paragone, il risultato è in ogni caso interessante, in quanto dimostra ancora una volta come il vero valore aggiunto di tutto il progetto Fusion sia sempre la GPU integrata e la sua capacità di accelerare lo svolgimento di operazioni particolarmente pesanti, non adatte all'architettura peculiare di un processore x86.

Questo aspetto è confermato anche dai risultati dei due benchmark 3D sintetici 3DMark Vantage e 3D Mark 11. In entrambi i casi infatti la nuova GPU integrata in Trinity ha gioco sin troppo facile contro l'IGP Intel GMA 3000 HD, che non può nemmeno completare il secondo test, in quanto non supporta le DirectX 11. Il test di produttività PCMark 7 contribuisce invece a mettere tutto in una prospettiva più obiettiva. Dove infatti la valutazione delle capacità della GPU non è preponderante ma costituisce solo una delle voci che vanno a costituire la media da cui scaturisce il risultato finale, la APU AMD torna dietro, anche se di poco. Segno che le prestazioni della componente CPU, benché decisamente migliorate rispetto a Llano non hanno raggiunto ancora neppure quelle offerte dai processori Sandy Bridge. Col debutto dei nuovi Ivy Bridge, ancora più performanti quindi Intel dovrebbe star tranquilla: lo scettro delle prestazioni pure per la componente di calcolo è sicuramente ancora in mano sua.  

Gli ultimi due test grafici prendono invece in considerazione le prestazioni videoludiche con diversi titoli di ultima generazione. Il primo vede contrapposte la APU quad core AMD A10-5800K con clock rate di 3.8 GHz e la CPU, sempre quad core, Intel Core i7-3770K da 3.5 GHz, basata sul nuovo core Ivy Bridge. In questo caso i diversi titoli impiegati sono riprodotti a una risoluzione alta, 1680 x 1050 pixel, leggermente superiore a quella HD+ da 1600 x 900 pixel, però senza l'applicazione di filtri e con dettagli medi o bassi a seconda del gioco. In questo caso la differenza di performance a favore della soluzione AMD si attesta su una percentuale variabile tra il 30 e il 50 %, un vantaggio davvero consistente, tenendo conto che il processore Intel Ivy Bridge integra anche il nuovo sottosistema grafico 4000 HD, decisamente più performante rispetto al precedente.

Il secondo test invece vede l'applicazione di una risoluzione inferiore, di tipo HD, 1366 x 768 pixel, ma con l'uso dei filtri e con dettagli medi o alti. In questo test inoltre tornano nuovamente i modelli AMD A10-4600M e Intel Core i5-2520M. Anche in questo caso comunque il risultato non cambia e la APU AMD fa sempre registrare i risultati di gran lunga migliori.

In tutti i test che hanno a che fare con la GPU sarebbe stato più interessante il confronto con le nuove soluzioni Ivy Bridge, visto che l'IGP 4000 HD supporta anch'esso finalmente OpenCL e DirectCompute per l'accelerazione via hardware di task specifici. Inoltre spesso il confronto è stato fatto tra una APU quad core e una CPU dual core, senza contare che non è chiaro se, nell'unico test più equilibrato, quello che vede come termine di paragone proprio un quad core Ivy Bridge, sia stato abilitato il supporto alle DirectX 11 nei giochi utilizzati. A parte queste considerazioni di metodo comunque resta il risultato positivo da parte di AMD.

Senza poter fare dei test in prima persona non possiamo dire con certezza come si posizionano le nuove APU nei confronti delle CPU Intel di nuova o vecchia generazione, ma resta comunque fondamentale rilevare che l'azienda di Sunnyvale ponga ormai sempre più l'accento sulle prestazioni in ambito multimediale. Dalla riproduzione di film e video allo svolgimento di task di foto o video editing, fino ai videogiochi, ovunque la GPU integrata assuma un ruolo determinante è chiaro che si può contare sulle prestazioni delle nuove APU Trinity, capaci di offrire a un costo contenuto performance fino a ieri riservate a potenti desktop replacement dotati di scheda video dedicata. Chiudiamo infine con un test riguardante l'autonomia. In questo caso la APU A10-4600M è stata contrapposta a un dual core Intel Core i5-2410M con clock rate di 2.3 GHz.

Nella gran parte degli scenari presi in considerazione come si può vedere chiaramente la soluzione AMD offre un risparmio energetico superiore. Le uniche due eccezioni riguardano la riproduzione di un video da YouTube o dall'hard disk, situazioni in cui evidentemente la componente grafica di Trinity consuma comunque di più della controparte Intel, probabilmente anche perché è ovviamente molto più potente.


Non c'è dubbio che AMD abbia svolto un ottimo lavoro con Trinity, che si è rivelato superiore non solo alle CPU Phenom FX basate su core Bulldozer, ma anche alle APU Llano, sia per quanto riguarda le prestazioni della componente CPU che di quella GPU. Certo, per quanto riguarda la prima componente siamo comunque ancora ben al di sotto di quanto ottenibile con le CPU Intel, soprattutto con le nuove Ivy Bridge, viceversa però le prestazioni grafiche ottenibili con la GPU integrata in Trinity sono su un altro livello rispetto a quanto consenta l'equivalente dell'azienda di Santa Clara. Alla fine poi questo diverso bilanciamento è la chiave di tutto e il fulcro della politica di mercato dell'azienda di Sunnyvale. Obiettivo di AMD infatti non è quello di proporre le soluzioni più performanti in assoluto ma di offrirne alcune caratterizzate da un ottimo bilanciamento generale, col surplus vincente delle prestazioni in ambito grafico e di GPU Computing, il tutto a un prezzo inferiore alla concorrenza.

Va detto poi che con AMD Trinity le prestazioni della componente CPU sono ormai più che sufficienti per un notebook e in più la nuova APU consente di ottenere risultati eccellenti anche con task pesanti come quelli legati al video o al foto editing e al gaming, rendendo possibili ottime performance in diversi ambiti anche dotandosi di un ultrasottile dal prezzo contenuto. Grazie a queste feature, AMD conta di riconquistare quote di mercato nel settore dei notebook, affidandosi a prodotti dal miglior rapporto prezzo/prestazioni.

In particolare c'è grande atteasa per gli ultrathin AMD (ne abbiamo avuto un assaggio con l'anteprima degli HP Sleekbook), categoria di prodotti nata in diretta concorrenza proprio con gli ultrabook di Intel, rispetto ai quali dovrebbero costare quasi 200 dollari in meno, con le prestazioni ampiamente positive che abbiamo visto. L'azienda di Sunnyvale è stata estremamente lungimirante dunque quando, nel lontano 2007, dopo l'acquisizione di ATI intraprese il lungo percorso verso la realizzazione di un'architettura eterogenea.

La strada è ancora lunga e nel mentre forse non sempre si otterranno gli obiettivi economici e di mercato cui si punta, né il riconoscimento, o forse la comprensione, della portata innovativa di questo approccio, ma quando i tempi e il mercato saranno maturi siamo sicuri che tutti dovranno incamminarsi lungo la stessa strada e, a quel punto, potrebbero scoprire che AMD ne avrà già compiuto un lungo, lungo tratto.

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