Dopo il primo passo compiuto da Dell verso il mondo open source, anche Toshiba valuta la possibilità di vendere notebook con Linux preinstallato. HP, invece, resta fedele a Microsoft, ma potrebbe aprirsi uno spiraglio.
In realtà, quello dei computer portatili con sistema operativo Linux preinstallato è un tema di cui si parla già da molti anni. Quando i maggiori produttori ancora si rifiutavano di prendere in considerazione un'alternativa open source a Windows, capitava che qualche assemblatore equipaggiasse i suoi notebook con il Sistema Operativo del Pinguino. Era il caso, ad esempio, dell'italiana AJepCom che forniva laptop con Mandrake Linux 10.1.
Ora Mandrake ha ceduto il passo a Mandriva, nata dalla fusione con Conectiva Linux e Lycoris, e AJepCom ha cessato la sua attività, ma il testimone è stato raccolto da Dell, convinta, da un plebiscito sul blog IdeaStorm, a fornire Ubuntu come alternativa a Windows XP e Vista.
Ma dietro il rinnovato interesse delle grandi multinazionali per Linux non c'è solo la volontà di assecondare gli interessi degli utenti: c'è anche la possibilità di allargare il proprio business verso aree ancora poco esplorate del mercato. Possibilità che suscitano l'interesse anche di altri soggetti, come Toshiba, almeno a giudicare dall'intervista rilasciata al Sole24Ore da Luigi Cattaneo, Country Manager Toshiba per l'Italia.
L'azienda nipponica, fedele al suo slogan "Leading Innovation", si è confermata in crescita nel 2006 sul mercato italiano, dietro solo a due colossi come Acer e HP. L'adozione di Linux come sistema operativo alternativo per i propri prodotti potrebbe rivelarsi la chiave per mantenere questo trend positivo anche nei prossimi anni.
"Ai notebook basati su sistema operativo open source ci stiamo pensando, ne stiamo parlando con la Corporation e stiamo valutando attentamente le esigenze che arrivano dalla domanda. È un business potenziale a cui non possiamo e vogliamo chiudere la porta in faccia", dichiara Cattaneo, e le sue parole richiamano un altro leitmotiv degli ultimi tempi, quello dell'attiva partecipazione della comunità degli utenti alle scelte fondamentali della politica aziendale.
Data la stretta attualità dell'argomento, abbiamo colto l'occasione della conferenza stampa, tenuta da HP il 9 Maggio a Milano per illustrare i suoi nuovi notebook, per chiedere a Filippo Praticò, Country Category Manager di Hewlett Packard Italia, quali saranno le future strategie dell'azienda americana sul tema dell'open source.
Circa la possibilità che anche HP attivi strumenti di partecipazione diretta degli utenti, sul modello di Dell IdeaStorm, Praticò chiarisce che HP effettua periodicamente sondaggi d'opinione per conoscere le preferenze e i desideri dei propri utenti, affidandosi però ad aziende specializzate piuttosto che ad un sito web.
Spostando, poi, esplicitamente il tema della conversazione sulla possibilità che HP possa offrire computer portatili con sistemi operativi alternativi a Windows preinstallati, il nostro interlocutore ha precisato che, in Italia, HP basa la propria offerta mobile esclusivamente sui prodotti Microsoft, e quindi non è prevista la vendita di notebook con sistema operativo Linux o sprovvisti di sistema operativo.
Noi, però, non smettiamo di avere fiducia nella possibilità di una diversa soluzione: se è vero che proprio da un suggerimento di un utente allo stesso Praticò è partito tre anni fa il progetto che ha portato alla nascita del nuovo tablet HP Compaq 2710p, in egual modo una pressante richiesta degli utenti potrebbe portare l'azienda a riconsiderare l'idea di un'apertura al mondo open source.