Un resoconto illustrato del mio primo approccio al nuovo sistema operativo di Apple, Mac OS X 10.5 Leopard, e alle nuove funzionalità che porta con sé.


Put a new Mac into your Mac

Quanta verità c'è in questo slogan? Mac OS X Leopard è davvero qualcosa di nuovo? Non c'è migliore risposta a questi interrogativi che una prova sul campo del nuovo sistema operativo made in Cupertino!



Terminata l'installazione di Mac OS X 10.5 Leopard, compare un video di presentazione con la scritta "Benvenuto" ripetuta in tutte le lingue. Le vere novità, però, iniziano appena l'introduzione termina e ci si trova davanti al Desktop di Leopard. La prima cosa che balza agli occhi è la Dock tridimensionale con Stacks:



Gli stacks sono le due icone bordate di rosso. A prima vista potrebbero sembrare delle comuni icone di dock, ma dopo un click si rivelano uno strumento potente e assai utile:

La prima immagine mostra lo stack della cartella "Applicazioni" visualizzato in modalità griglia. Come si può vedere vi sono tutte le applicazioni e le cartelle e sono accessibili direttamente dalla dock! Il criterio con cui vengono ordinate le icone può essere personalizzato indipendentemente dalle impostazioni originali della cartella. Si tratta di un sistema che velocizza l’accesso alle cartelle usate più frequentemente. Queste capacità sono esemplificate dalla seconda immagine, in cui viene mostrato lo stack dei "File Ricevuti" dai vari programmi di chat: questa volta i file sono disposti a ventaglio e ordinati per data.

A questo primo sguardo, notiamo che la barra dei menù ha subito ritocchi estetici: ora, infatti, è semitrasparente e non ha più i bordi arrotondati. Anche il Finder è cambiato profondamente, sia nell’organizzazione della barra laterale che per le modalità di visualizzazione: da iTunes si apre direttamente Coverflow, che è stato reso ancora più rapido. L’esplorazione e la ricerca dei file sui Mac connessi su Internet o in rete locale è resa ora possibile dal nuovo Spotlight.

I desktop multipli, cari a molti utenti Linux, hanno fatto la loro comparsa in questa nuova release di Mac OSX. Apple, comunque, ha reinterpretato a suo modo questa praticissima e immediata funzionalità, introducendo in Spaces la possibilità di assegnare alle applicazioni delle regole, come l’apertura sempre nello stesso space o in tutti gli space, oppure come il drag&drop delle finestre tra uno space e l’altro.

Safari e Mail due componenti chiave dell’OS sono stati entrambi aggiornati. Safari 3, uscito dalla beta in concomitanza con il lancio di Leopard ha tirato fuori tutto il suo carattere dimostrando di essere nettamente superiore al suo predecessore: ora supporta anche una funzione per creare widget per la dashboard da pagine web. A Mail sono stati aggiunti l’RSS reader, e un sistema di gestione note e attività.

Sempre sul fronte delle applicazioni, non manca un refresh di iChat, che ha aggiunto funzionalità utili come la condivisione dello schermo, la presentazione di documenti da remoto e la possibilità di sostituire lo sfondo alle spalle dell'utente con un'immagine o un video. La possibilità di avere avatar animati porta un tocco di simpatia a questo client di instant messaging.



Una grande novità della versione 10.5 di Mac OS X è TimeMachine, il programma che ti riporta indietro nel tempo. Potrebbe sembrare una definizione eccessiva, ma con questo programma di backup l’utente può effettivamente tornare ad una certa data e recuperare un file di cui aveva bisogno e che ha inavvertitamente cancellato o modificato. Per utilizzare questa funzione consiglio di procurarsi un hard disk esterno di grandi dimensioni.

La nuova versione di Frontrow arriva direttamente da Apple TV, di cui riprende la grafica. Il programma ora è più agile e reattivo anche con Mac datati. Più in generale, questa sensazione di maggiore fluidità accompagna tutta la mia prima esperienza d'uso con il nuovo OS: tutto è più veloce, anche se usato su macchine ormai datate come il mio PowerBook, le applicazioni si avviano più rapidamente, il passaggio da una finestra e l’altra è più immediato rispetto al predecessore, Tiger.

Per i possessori di Mac con processore Intel è stata presentata la final di Boot Camp.

Ultima considerazione: il passaggio da Tiger a Leopard non è stato per nulla traumatico, merito anche dei vari backup eseguiti nel corso del tempo e del fatto che una volta installato l’OS è pronto, non ha bisogno di driver o altro, si può subito iniziare a installare le applicazioni.

La macchina con cui è stata eseguita questa preview è un PowerBook G4 17” 1.67ghz di cpu, 1.5gb di RAM, 120gb di HDD e 128mb di memoria video.

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