Il Regno Unito affronta la questione del filesharing illegale, che ultimamente ha fatto molto discutere. Possibili accordi tra provider e case discografiche? Multe, avvertimenti e misure più severe per gli utenti maldestri.
Vita dura per chi condivide contenuti digitali illegali nel Regno Unito. Dopo mesi di disaccordi e divergenze di opinioni, le case discografiche ed alcuni tra i maggiori provider inglesi, hanno sottoscritto un accordo che prevede misure preventive per chi condivide file protetti da copyright attraverso le reti p2p come BitTorrent, Emule e Limewire. Si tratta di un esperimento, che prevede l'invio di "cartoline" di avvertimento da parte dei provider in caso di comportamento scorretto. Saranno le stesse case discografiche invece, con autorizzazione degli ISP, a monitorare i network alla ricerca di infrazioni.
Successivamente è arrivata una proposta direttamente dal "Times", che al momento pare essere la pià accreditata: in caso di condivisione illegale, l'ISP dovrà provvedere semplicemente a ridurre drasticamente la banda della connessione ad Internet del colpevole, negandogli di fatto la possibilità di continuare ad effettuare upload di file di grosse dimensioni. Appare inapplicabile invece la proposta di "The Indipendent": far pagare una somma di denaro annualmente ai maldestri utenti, legalizzando tuttavia, tramite una "cauzione", la pirateria sul p2p.
Ma mentre nel Regno Unito si lavora per far collimare le esigenze dei lesi e degli ISP, e in America si parla di multe eccessive, il p2p illegale continua a proliferare indisturbato, con le case discografiche che aumentano i prezzi per colmare le perdite. Un circolo vizioso che non potrà continuare ancora per molto tempo: chi la spunterà?