Ecco un nuovo record per Apple: nei primi tre giorni di vendita, dal lancio ufficiale, l'azienda di Cupertino ha venduto oltre 10 milioni di iPhone 6, nonostante il terminale non sia ancora disponibile sul mercato cinese.
La scorsa settimana Apple ha presentato ufficialmente la sesta generazione del suo smartphone, composta dai modelli iPhone 6 e iPhone 6 Plus ed oggi ha rilasciato i primi dati ufficiali di vendita che, come sempre, sono strabilianti. Nei primi tre giorni di disponibilità su 10 mercati internazionali infatti i due modelli hanno venduto globalmente oltre 10 milioni di esemplari, frantumando il precedente record di 9 milioni di iPhone 5s e 5c del 2013 e quello di 5 milioni di iPhone 5 venduti nel 2012.
Ovvia la soddisfazione espressa dal CEO Tim Cook, ma i segnali erano già evidenti sia dal volume di preordini ricevuti dall'azienda di Cupertino, pari a 4 milioni, sia dalla quantità di gente in fila come sempre davanti agli Apple Store di mezzo mondo. Le azioni di Apple hanno subito una variazione minima, raggiungendo i 101.03 dollari nei primi scambi sul Nasdaq di lunedì, ma i ricavi del primo trimestre della società saranno probabilmente superiori del 9 % rispetto alle stime iniziali di Wall Street e alcuni analisti hanno detto di aspettarsi un utile per azione superiore di ben il 12 % rispetto alle prime proiezioni.
"Nonostante i vincoli imposti dalla catena dei fornitori su iPhone 6 e iPhone 6 Plus, dai primi dati di lunedì sembra di poter affermare che Apple si è organizzata molto bene a fronte delle difficoltà di approvvigionamento" ha scritto in una nota l'analista di Cantor Fitzgerald, Brian White. Apple a breve renderà disponibili i nuovi iPhone su altri 20 mercati, che diventeranno 115 entro la fine dell'anno ma l'attesa maggiore è ovviamente rivolta al debutto cinese, che però al momento non ha una data, visto che il Governo di Pechino non ha ancora approvato i nuovi device per la messa in vendita, non dando però in merito alcuna spiegazione. Secondo alcuni analisti la decisione potrebbe dipendere dal fatto che il Governo voglia dare un vantaggio ai propri produttori, mentre altri ipotizzano dubbi circa eventuali minacce alla sicurezza interna.
