Aggiornamento 2: dopo le voci su un'acquisizione da parte di Google, il mistero si infittisce con le ultime novità riportate da The Digital Reader. Nate Hoffelder avrebbe contattato uno dei partner storici di Pixel Qi, Sol Computers, che avrebbe confermato tra le righe il fallimento della società di display transfettivi, ma non dei prodotti e della proprietà intellettuale che invece sarebbero finiti in mano alla Tripuso Display Solutions. Con un po' di ricerca, si scopre però che la Tripuso è stata fondata nel dicembre 2013 dal Dave Nelson, ex-direttore alle vendite presso Pixel Qi fino ad aprile 2013. Probabilmente, ma sono solo supposizioni, Nelson avrebbe intuito il tragico destino di Pixel Qi decidendo di farla rinascere sotto una nuova società da lui guidata, comprando i diritti per poter continuare a vendere la tecnologia. Se le cose stessero davvero così, Pixel Qi non sarebbe completamente fallita. Continua a vivere con un nuovo proprietario. Dove sarà la verità?
Aggiornamento: C'è un aggiornamento alla notizia di questa mattina: Charbax di ARMDevices.com sostiene che Pixel Qi sia stata acquisita da Google per svariati miliardi di dollari (si spera). L'azienda di Mountain View avrebbe anche assunto altri ingegneri di Pixel Qi, e non solo Mary Lou Jepsen e suo marito, per sviluppare dispositivi Android e Chrome OS con display transflettivi. Al momento non possiamo confermare quest'informazione, visto che nessuna delle due società ha annunciato l'acquisizione in modo ufficiale. Aspettiamo i primi frutti del lavoro.
In questa notizia vi raccontiamo la parabola di Pixel Qi, un'azienda che a piccoli passi è riuscita ad entrare nel mercato proponendo delle soluzioni anche innovative, ma che per interesse dei suoi fondatori è (quasi) naufragata. Al momento non abbiamo informazioni ufficiali sulla chiusura di Pixel Qi né sul futuro dei suoi dipendenti, ma tutto sembra far pensare ad un abbandono, visto che il numero di telefono principale del loro quartier generale in California è fuori servizio, così come il loro ufficio in Texas. L'ufficio stampa, il reparto IT e l'intero gruppo dirigente sono irreperibili e non rispondono a nessuna mail. Insomma, le premesse non sono rosee.
Pixel Qi è stata fondata nel 2008 da Mary Lou Jepson e suo marito John Ryan, che è poi diventato CEO della società nel novembre 2012. La prima ad abbandonare la società è stata Mary Lou Jepson nel marzo 2013 per diventare capo della divisione display di Google X, mentre John l'ha seguita nel settembre successivo per diventare il Program Management Director di Google X. Con un team inesistente e senza prospettive per il futuro, il destino di Pixel Qi era ormai chiaro. L'azienda era in perdita già da un anno, ma negli ultimi tre mesi le difficoltà economiche si sono moltiplicate, tanto da intaccare anche le attività di produzione. Pixel Qi stava affondando e l'unico modo per salvarsi era salire (di corsa) su una scialuppa. Direzione: Google.
Nonostante l'epilogo, piuttosto triste, Pixel Qi va ricordata per le sue imprese; è stata un'azienda innovatrice, la prima a progettare display LCD tradizionale ma dotati di una tecnologia transflettiva e riflettiva che consuma meno e rende gli schermi più visibili in ambienti molto luminosi. L'apice del successo è stato raggiunto nei primi anni, tra il 2010-2012, con ben 2.2 milioni di dispositivi con pannelli Pixel Qi tra cui i alcuni nomi noti: Notion Ink Adam, Innoversal Lattic, Clover Systems Sunbook, Hydra-T3 ma anche ZTE.
Nel 2012, 3M investì molto nel futuro di Pixel Qi con l'intenzione di concentrare il core-business dell'azienda nel settore militare, governativo e delle grandi imprese. Sembrava tutto filare per il verso giusto ma, a conti fatti, è stato un buco nell'acqua. Pixel Qi non ha mai annunciato collaborazioni e contratti con enti militari, anzi. Nella primavera del 2013, chiuse la sua unica fab esistente. Ci auguriamo che Pixel Qi possa rinascere, anche se reincarnato in una nuova società.
Via: goodereader