Facebook scagiona un ragazzo accusato di furtoNon è la prima volta che Facebook lascia la vita virtuale per invadere la vita reale. Un ragazzo newyorkese, accusato di una rapina a Brooklyn, riesce a dimostrare la sua innocenza grazie a Facebook.


Fino a qualche tempo fa, nessuno avrebbe creduto che un ragazzo accusato di una rapina sarebbe riuscito a dimostrare la sua innocenza semplicemente facendo verificare il suo stato di Facebook al momento del fatto. Oggi questo è possibile come spiega Rodney Bradford, un ragazzo diciannovenne di New York residente nel quartiere di Harlem, scampato miracolosamente ad una dura condanna.

Facebook scagiona un ladro

Ma partiamo dall'inizio di questa vicenda. La mattina del 17 ottobre alle 11.49, un appartamento al centro di Brooklyn è stato completamente svaligiato. L'indiziato è proprio Rodney Bradford, che però rivendica la sua innocenza sin dalle prime accuse. Secondo il giovane newyorkese, infatti, la stessa mattina del 17 ottobre si sarebbe svegliato con calma e avrebbe iniziato a preparare la colazione.

Quella mattina però il pancake era finito e Rodney aveva deciso di condividere la "sua delusione" con i suoi amici su Facebook. Intorno alle 11.40, infatti, Rodney aveva lasciato un post in bacheca "Dov’è finito il mio pancake?", ma mai avrebbe pensato che quella banale e ironica frase, a distanza di qualche giorno, sarebbe stata utilizzata come prova determinante per dimostrare la sua innocenza.

Esattamente il giorno dopo, 18 ottobre, Rodney è stato arrestato con l'accusa di rapina a mano armata in un appartamento di Brooklyn. L'avvocato del ragazzo ha prontamente contattato gli amministratori del noto social network, chiedendo una conferma tecnica su quanto riferito da Rodney. In effetti, secondo i tabulati di Facebook, Rodney Bradford (o chi per lui) avrebbe aggiornato la sua bacheca utilizzando un computer nell'appartamento del padre.

La corte ha quindi preso in considerazione le prove e ha scagionato da qualsiasi accusa il diciannovenne. Non sono naturalmente mancate le polemiche degli esperti del settore, tra cui quelle di un professore del John Jay College of Criminal Justice, Joseph A. Pollini, che sostiene l'inutilità della prova portata: qualsiasi persona avrebbe potuto loggarsi con le credenziali del ragazzo e coprire la rapina.

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